Lei è un’esperta di colture non tradizionali, tanto che il suo lavoro va Dalla Terra alla Luna, visto che studia anche come far crescere piante fuori dal nostro pianeta. Quindi è la persona adatta per dare uno sguardo al futuro: quali tecniche e quali piante vede protagoniste dell’agricoltura che verrà?
L’agricoltura del futuro rappresenta una frontiera entusiasmante che unisce biologia, tecnologia e scienza dei materiali per affrontare diverse sfide, incluso il coltivare piante in ambienti non tradizionali come quelli extraterrestri. Sarà caratterizzata, a mio parere, dall’integrazione di tecnologie avanzate e specie/cultivar vegetali adattate a condizioni o ambienti ostili. L’Agricoltura di Precisione e le tecnologie e i sistemi avanzati per la coltivazione in ambienti controllati, anche con risorse limitate, avranno un ruolo sempre più importante. Le biotecnologie a mutagenesi mirata, come la cisgenesi e il genome editing, consentono di ottenere piante resilienti al cambiamento climatico. La ricerca di soluzioni per coltivare nello spazio produce conoscenze e tecnologie che possono essere applicate anche sulla Terra in ambienti estremi come deserti, poli o le più moderne megalopoli.
Cambiamento climatico, impoverimento del suolo, precipitazioni scarse e concentrate… sono solo alcuni dei problemi che affliggono l’agricoltura e, di conseguenza, minacciano la nostra alimentazione. Tutto lascia prevedere che queste condizioni, non sappiamo quanto, ma peggioreranno: come si può giocare d’anticipo per scongiurare una crisi alimentare?
L’agricoltura è una lunga storia di innovazione da quando è stata “inventata” oltre 10mila anni fa con la domesticazione delle prime piante. L’innovazione gioca un ruolo fondamentale per prepararsi in anticipo ad affrontare la grande sfida di sfamare una popolazione mondiale, che nel 2050 raggiungerà i 9,7 miliardi, in un contesto in cui l’ulteriore incremento della superficie impiegata comporterebbe nuova deforestazione e gravi danni ambientali. Per scongiurare una crisi alimentare nei prossimi tre decenni, preservando al contempo le nostre risorse biologiche naturali, dobbiamo passare a un sistema più efficiente, circolare, sano, equo e che si concentri sia sui consumatori che sull’ambiente. Questa trasformazione è complessa e impegnativa perché, per sfamare la popolazione globale del 2050, secondo la FAO l’agricoltura dovrà produrre il 60-70% in più, salvaguardando le risorse ambientali e la salute dei consumatori. La resilienza del sistema alimentare, quindi, sarà garantita solo da una strategia di innovazione multi-attore che coniughi ricerca e sviluppo con politiche sostenibili nazionali e transnazionali.
L’appuntamento con la seconda edizione di Coltivato si avvicina, qual è il contributo che questo Festival può dare al complesso settore agricolo e quindi alla nostra alimentazione?
I festival divulgativi sono strumenti potenti per promuovere una maggiore consapevolezza e azione verso un settore agricolo più sostenibile e responsabile. Un esempio è proprio Coltivato, che si impegna a sensibilizzare il pubblico su temi legati all’agricoltura, come la sostenibilità, la biodiversità e la sicurezza alimentare e a fare scelte più consapevoli riguardo agli alimenti che si consumano. Coltivato riesce a coinvolgere un pubblico ampio e diversificato e, unendo gli aspetti educativi, culturali e ludici, insegna pratiche responsabili e sostenibili, come contribuire alla salute del suolo o al risparmio dell’acqua, attraverso scelte alimentari quotidiane. Inoltre, il Festival rappresenta un’opportunità per generare interesse per la ricerca e presentare innovazioni in agricoltura, come nuove tecnologie di coltivazione, sistemi di difesa ecosostenibili e nuove tecniche per ottenere piante resistenti ai cambiamenti climatici. Non da ultimo, Coltivato offre anche opportunità per i professionisti del settore di connettersi e collaborare, favorendo così sinergie e partnership. Nel mio caso, coinvolgere il pubblico in conversazioni su esplorazione spaziale, agricoltura e tutela ambientale favorisce una comprensione collettiva dell’interconnessione tra lo spazio e la Terra e quindi può generare azioni positive verso la sostenibilità. Promuovendo l’educazione e la consapevolezza, possiamo garantire che l’agricoltura spaziale contribuirà a un futuro più sostenibile e resiliente anche per la Terra.
L’intervista a Stefania De Pascale è stata realizzata in esclusiva per il sito di Coltivato dal giornalista Luca Fiocchetti.