Professore ordinario di Microbiologia Agraria presso l’Università di Torino, Luca Simone Cocolin è membro del Leadship Team della European Technology Platform Food for Life e responsabile scientifico per l’Università di Torino nell’ambito del progetto EIT Food. In un’intervista realizzata in esclusiva per il sito di Coltivato dal giornalista Luca Fiocchetti, Cocolin si sofferma sulla ricerca sui microrganismi e sui loro potenziali utilizzi, oltre a quelli già presenti nella vita di ogni giorno.
I microrganismi sono uno degli argomenti più caldi di questi ultimi anni. Tutti ne parlano, ma quanto ne sa veramente la gente comune? E soprattutto, voi che li studiate quanto ne sapete? C’è chi dice che conoscete solo lo 0,1 per cento dei microrganismi esistenti.
Il mondo dei microrganismi è essenziale per questo pianeta e scientificamente, con i primi microscopi, ce ne siamo accorti presto della loro presenza, tuttavia abbiamo sottovalutato la loro rilevanza e la potenzialità che hanno come alleati per alcune delle sfide che dobbiamo affrontare. Da circa 15 anni è esploso questo grande concetto della simbiosi dell’uomo con i microrganismi presenti nell’intestino, sono usciti prodotti probiotici, fermenti lattici e la pubblicità ha fatto il suo lavoro rendendoceli familiari. È vero che ancora ne sappiamo poco, ma è solo negli ultimi dieci anni, con l’avanzamento delle tecnologie che ci permettono di studiare questi ecosistemi complessi, che abbiamo cominciato a conoscerli meglio. Prima per studiarli cercavamo di farli crescere in un ambiente sintetico, molto diverso dal loro. Perciò, in passato, riuscivamo a fotografare solo una minima parte dell’enorme diversità microbica presente negli ecosistemi naturali. Ora, che abbiamo a disposizione metodiche che analizzano il dna dei microrganismi direttamente nel loro ambiente, otteniamo informazioni che prima non avevamo. Il problema è poi l’elaborazione e la comprensione di questa mole di dati, e a questo punto entra in gioco anche l’intelligenza artificiale.
I microrganismi non li troviamo solo nei probiotici del supermercato, ci sono dentifrici, rigeneranti del terreno, detersivi… Una varietà di applicazioni che ne danno un’immagine quasi magica. È davvero così, sanno fare tutto?
Consideriamo delle sorgenti geotermiche a una temperatura di 99 gradi e poi del ghiaccio ai poli a una profondità di trenta metri a meno 40 gradi, sia a un estremo che all’altro troviamo forme microbiche. Questo significa che il mondo microbico ha questa grande bellezza di essere così biodiverso che allo stesso tempo, però, è anche un enorme limite quando si cerca di dar loro un’applicazione. Quando parliamo di applicazioni possiamo pensare che siano infinite, però non è che tutti i microrganismi depurano le acque, rigenerano il terreno o decompongono i metalli pesanti. È indubbio che possono fare cose straordinarie: ci sono microrganismi, ad esempio, in grado di produrre sostanze cementanti che vengono usati per riparare fratture nella muratura. Le potenzialità sono enormi, ma non dobbiamo cadere nel tranello di pensare che siano la soluzione a tutti i problemi del pianeta. Non possiamo pensare che il microbioma umano risolverà malattie non comunicabili, che sconfiggerà la demenza o l’obesità. Possono contribuire alla prevenzione di una determinata patologia, ma difficilmente il microrganismo può curare. Quindi vedo alte potenzialità, ma che devono essere sostenute, di concerto con l’industria perché la microbiologia è una scienza applicata, da un lavoro di ricerca molto spinto per selezionare gli individui giusti in una popolazione microbica sterminata. Però mi ritengo fortunato perché essere microbiologi, in questo momento, è davvero entusiasmante.
La seconda edizione di Coltivato si avvicina, qual è il contributo che questo Festival può dare al complesso sistema agricolo e quindi alla nostra alimentazione?
A livello nazionale Coltivato è una delle piattaforme più moderne nel divulgare contenuti che dal punto di vista scientifico sono assolutamente rigorosi, ma con un formato che riesce a coinvolgere tutta una serie di attori diversi così da creare un approccio di sistema. È poi fondamentale il coinvolgimento delle scuole che ci sarà in questa seconda edizione, perché quella che sarà la classe dirigente del futuro dovrà necessariamente avere un occhio di riguardo sui temi dell’alimentazione e dell’agricoltura. È importante far sapere che l’agricoltura è un settore ad alto contenuto tecnologico e l’immagine del contadino con la zappa appartiene a un passato lontano, perché ora chi fa questo lavoro in mano ha un tablet. E stiamo lavorando per renderla ancora più moderna ma allo stesso tempo sostenibile, correggendo gli errori, che ci sono stati e non possiamo negarlo, di questo settore.