Per esplorare la galassia delle normative che regolano la produzione agricola, sul sito di Coltivato un’intervista a Mariagrazia Pellerino, avvocata e Vice Presidente del Comitato per l’Organizzazione del Festival Internazionale dell’Agricoltura; negli oltre trent’anni di professione legale si è occupata di processi legati al mondo dell’amministrazione pubblica e dell’impresa privata media e piccola.
Nel corso della sua professione di avvocata penalista, lei ha assistito anche molte aziende agricole. Quali sono i reati che si è trovata ad affrontare in tribunale?
Come penalista ho avuto modo di assistere numerose imprese agricole che, anche se piccole, possono però incorrere in una serie di rischi significativi dal punto di vista penale. Ad esempio, la stagione della rivalutazione del latte crudo non pastorizzato ha dato il via a una serie di processi penali, perché una direttiva ministeriale obbligava a mettere sui distributori l’avvertenza che doveva essere bollito per eliminare la carica microbica e non tutti lo facevano. Tutte le aziende agricole poi hanno rischi dal punto di vista del penale alimentare, ma quelli maggiori derivano dalla sicurezza sul lavoro. Infatti edilizia e agricoltura sono i settori dove si verificano il maggior numero di infortuni. E poi c’è il settore dei premi agricoli comunitari, a partire dalla nota vicenda delle quote latte.
Di cosa si tratta?
In quel caso erano sorte delle cooperative, i Cobas, che compravano il latte, rivendendolo ai caseifici, dai produttori che avevano superato la quota a loro attribuita. I reati erano danno e concorrenza sleale verso quei produttori che rispettavano le quote assegnate. E poi, un reato più frequente di quanto si pensi riguarda l’attività di pascolo in montagna, dove ci sono contratti orali che si trasmettono agli eredi automaticamente. Quindi spesso gli allevatori non possono dimostrare di avere la titolarità di un determinato appezzamento e nascono controversie sull’attribuzione dei contributi europei. Quindi nella mia professione ho potuto comprendere le contraddizioni delle politiche agricole comunitarie, che assicurano la sussistenza dell’agricoltore con fondi e premi che integrano il reddito perché il prezzo pagato per il prodotto è troppo basso. Mentre, invece, si dovrebbe lavorare sulla filiera per una giusta distribuzione delle risorse, in modo da far arrivare un prezzo equo a chi produce. Questo aspetto è fondamentale per mantenere la biodiversità alimentare garantita dalle piccole aziende agricole, altrimenti la produzione sarebbe esclusiva delle grandi imprese che riescono a fare massa critica.
Da assessora alle politiche educative della città di Torino era sua responsabilità anche la gestione delle mense. Come ha affrontato una questione delicata come l’alimentazione degli studenti?
Come Comune servivamo otto milioni di pasti all’anno, perciò, prima di partire con un nuovo capitolato, ho fatto molti tavoli di confronto con le associazioni agricole per capire se i produttori locali potevano fornire la quantità di prodotti necessari. Perché la logica che seguivo era quella della territorialità , che garantisce una migliore qualità e minori fattori di inquinamento. La domanda del servizio pubblico è così alta da poter condizionare in meglio le produzione locali, a patto che i produttori sappiano allearsi. Altrimenti, i loro, resteranno prodotti di nicchia destinati solo a chi può permetterseli. E sono stata soddisfatta, alla fine dei cinque anni del mio impegno amministrativo, di aver visto nascere delle aziende che servono pasti al cento per cento piemontesi, risultato che si ottiene quando le politiche agiscono in modo efficace e concreto. Dall’altra parte abbiamo anche lavorato molto sull’educazione alimentare, portando i bambini nei mercati o nelle mense, e sulla sostenibilità eliminando, ad esempio, i piatti di plastica.
La seconda edizione di Coltivato si avvicina, qual è il contributo che questo Festival può dare al complesso sistema dell’agricoltura e quindi alla nostra alimentazione?
Ho sperimentato nella mia professione e nel mio impegno nell’amministrazione pubblica che le politiche agricole e dell’alimentazione sono la cruna dell’ago attraverso cui passano i livelli di civiltĂ e di coesione sociale delle comunitĂ . L’agricoltura può presentare al suo interno aspetti di ingiustizia, nei quali il cibo migliore è destinato solo a una parte della popolazione, perchĂ© il dieci per cento degli italiani è in povertĂ assoluta e impossibilitata ad acquistare prodotti di un certo paniere. Ci sono bambini, e non sono pochi, che mangiano decentemente solo al pasto della mensa scolastica. Dall’altra esiste la malnutrizione che porta all’obesitĂ , quando gli apporti proteici e calorici sono sbagliati. Intorno all’agricoltura, insomma, si può creare una maggior coesione sociale, in modo che anche chi vive in cittĂ si renda conto dell’importanza di come ci si alimenta mettendosi in relazione con chi quel cibo lo produce e su come lo produce. Ed è proprio questo lo scopo di Coltivato.
L’intervista è stata realizzata in esclusiva per il sito di Coltivato dal giornalista Luca Fiocchetti.