Ma chi sei, da dove vieni?
Io sono messicano. Io non sono affatto mediterraneo, lo sono diventato, ma sono messicano. Sono delle Mesas, cioè di questi altipiani magnifici del centro del Messico dove stavo da solo praticamente, insieme a un sacco di altri cuginetti messicani pure loro con dei nomi che voi avete dato a noi opunzie, ed eravamo lì. A un certo punto l’uomo ci ha scoperto – gli Aztechi, dei migranti del nord, e hanno deciso di fondare la loro città dove io vivevo tranquillo sopra una pietra, perché un giorno un’aquila si è messa là sopra a mangiare un serpente e questi pazzi hanno deciso che questo era il simbolo della loro città e hanno fondato la capitale del Regno Azteco e io sono ancora nella bandiera del Messico. Quindi sono veramente messicano. Poi a un certo punto in Messico sono arrivati quei maledetti con i gusci di noce, 200 persone in tutto e mi hanno portato via. Siccome sono strano e i miei frutti non venivano mangiati, sono finito negli orti dei nobili e delle chiese e sono stato là un secolo/un secolo e mezzo, sai, come le scimmie nello zoo. Ero l’esotico indiano prigioniero insieme a tutte queste altre piante che non conoscevo messo là come uno scemo a fare l’esotico e così ho fatto per un po’ di tempo finché di colpo da esotico sono diventato il simbolo dei morti di fame.
Hai detto che sei strano. Per esempio, a proposito di pietra ti riesci a crescere anche sulle pietre, ma come fai?
Io sono antichissimo e modernissimo. Non piove e io me ne frego. Ti faccio un esempio: tu umano hai la macchina e quando c’è una differenza termica tra il giorno e la notte rilevante la mattina devi muovere il tergicristallo perché è piena d’acqua. Ecco io io uso le piogge occulte – ed è quella rugiada che si poggia sul terreno umido e io uso quella perché ho le radici molto superficiali prendo un’acqua che non c’è, che esiste per me, gli altri non la sanno usare io sì la prendo e la devo conservare. Se tu prendi il principe limone e lo secchi alla fine scopri che per il 90% lui è sostanza secca, se invece secchi me sono per il 90% acqua, sono esattamente il contrario e questo è geniale, io sono un serbatoio sono capace di riempirmi d’acqua. Voi avete inventato i frigoriferi? Avete inventato i serbatoi? Io sono il serbatoio.
Hai detto che sei diventato la pianta dei morti di fame, cioè?
Prima di tutto perché sono nutriente. Sono pieno di fruttosio, di glucosio e di acqua. E i miei frutti stanno sulla pianta un sacco di mesi. Sai come i siciliani mi hanno scoperto? È successo quando la gente camminava – ti ricordi la canzone- per la strada di Girgenti? Per la strada di Girgenti ci dovevi andare a piedi a Palermo e allora mi piantavano lungo le strade e la gente raccoglieva. E c’è una cosa strana, questi spagnoli quando arrivano da noi dicono ah ma questi indigeni col fico d’India mangiano tutto il giorno e ballano. Poi vengono i francesi e dicono la stessa cosa. Non so perché la gente mi mangia e balla, è una cosa carina che mi diverte moltissimo. Poi ho scelto questi paesi con la stessa bandiera, questa è una figata. Io sono diventato famoso in Messico e in Italia – anche se quando ci sono arrivato io c’erano questi Borbone e la bandiera era diversa, praticamente il Risorgimento lo hanno fatto per me e io sono diventato la pianta italiana perché ho la pianta con la bandiera uguale in due paesi diversi – io infatti ero contro i Borboni, sono arrivati i Piemontesi io ho ripreso la mia bandiera e ho detto uh guarda: casa!
Tratto dall’intervista impossibile al Fico d’India, realizzata durante il festival Coltivato 2023, da Antonio Pascale e Paolo Inglese, che si è prestato a interpretare il Fico d’India, anche in ragione della sua esperienza e i suoi studi sulla pianta. L’intervista è stata pubblicata sul sito di Agrifoglio.