“Il lavoro che c’è”: un estratto dal nuovo libro di Maria Lodovica Gullino

Responsabile scientifico del Festival Internazionale dell’Agricoltura Coltivato, Maria Lodovica Gullino si occupa di salute delle piante e di agricoltura sostenibile in ambito internazionale; è stata ordinario di Patologia vegetale e vice-rettore all’UniversitĂ  di Torino, dove ha fondato e diretto, per piĂą di venti anni, il Centro di Competenza Agroinnova. Ha pubblicato diversi libri, il piĂą recente si intitola Il lavoro che c’è. L’agricoltura che cambia nelle storie di tre generazioni (Espress Edizioni) e racconta, attraverso le storie di tre generazioni, i cambiamenti dell’agricoltura italiana negli ultimi cinquant’anni, dalla rivoluzione meccanica a quella digitale, guardando a quella energetica.

«Se volete dare una mano a costruire il pane e il mondo di domani, ascoltate la voce dei tanti che zappano (in senso alto) con nuova verve, curiositĂ  e cultura: vivono la vita con arte e mestiere. Questo libro testimonia la loro storia.», si legge nella prefazione, scritta da Antonio Pascale. Il libro evidenzia come innovazione e tecnologia aiutino concretamente a produrre in modo sostenibile cibo buono e sano e a sfamare il mondo, dimostrando anche le infinite possibilitĂ  che l’agricoltura offre ai giovani per esprimere i propri talenti.

Oggi, Maria Lodovica Gullino è Presidente di WeTree e co-fondatore di start-up che si occupano di innovazione nel campo agroalimentare e ambientale, oltre che giornalista pubblicista e scrittore. Di seguito un estratto tratto dal suo libro, Il lavoro che c’è, disponibile in libreria e online.

Il lavoro che c’è. L’agricoltura che cambia nelle storie di tre generazioni

Premessa

Il lavoro di ricercatore e docente universitario mi ha permesso di attraversare un lungo periodo, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, incontrando, contribuendo a formare e aiutando a inserirsi nel mondo del lavoro, centinaia di giovani. La mia attività di insegnamento è avvenuta nel settore delle scienze e tecnologie agrarie, delle tecnologie alimentari e delle biotecnologie agrarie, mentre l’attività di ricerca ha riguardato la patologia vegetale, con particolare attenzione verso la difesa delle colture, l’agricoltura sostenibile e l’innovazione. Ambiti, quindi, di notevole interesse scientifico e pratico, connessi a un settore, quello agroalimentare, di grande rilevanza economica nel nostro paese e non solo. A ciò va aggiunto che, grazie all’estrazione famigliare e a un’attitudine acquisita durante gli anni di attività, la mia attenzione verso il mondo produttivo è sempre stata molto alta e ciò mi ha portato a conoscere e ad apprezzare le molte attività professionali che gravitano attorno all’agricoltura. Al tempo stesso, questi ultimi cinquant’anni hanno visto un notevole cambiamento dell’agricoltura, con forti conseguenze sul mondo del lavoro.

Senza alcuna intenzione di invadere il campo di sociologi, statistici ed economisti, ma limitandomi alle osservazioni che derivano dall’attività che ho avuto il piacere e la fortuna di svolgere, ho cercato di raccogliere alcune considerazioni su come siano cambiati, in questo arco di tempo, i mestieri legati all’agricoltura, soprattutto seguendo le vicende dei laureati che ho avuto modo di conoscere.

Questo viaggio nel tempo è avvenuto anche grazie alla collaborazione di alcune persone, appartenenti a generazioni diverse, che hanno acconsentito a condividere le loro storie personali, fornendo così uno spaccato realistico dell’evoluzione dei mestieri legati all’agricoltura in un periodo ricco di cambiamenti.

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Storie di ieri e di oggi: da Giuseppe a Federico (che, per inciso, sono padre e figlio)

Ho raccolto i percorsi di persone impegnate in agricoltura diverse tra di loro, cercando, proprio attraverso storie vere, di dare uno spaccato dei lavori che ruotano attorno all’agricoltura e, al tempo stesso, di raccontare l’evoluzione dell’agricoltura. L’ho fatto attraverso un questionario e degli incontri. Non vi nascondo, anche perché lo capirete, che molte di queste persone le conosco personalmente e alcune di loro sono state mie allieve, di cui vado molto orgogliosa. Come potrete vedere, sono prevalentemente storie belle, raccolte proprio per dare ai giovani che si avvicinano al mondo del lavoro in agricoltura esempi positivi da seguire. A ognuno degli intervistati ho anche chiesto quale ritenga essere il suo contributo al raggiungimento dei famosissimi 17 obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che ricordo in Figura 1, proprio perché l’agricoltura è una delle componenti chiave dello sviluppo sostenibile del pianeta.

Ho organizzato le storie che vi racconterò sulla base delle generazioni a cui appartengono i protagonisti. Tre sono le generazioni che di fatto ci interessano in questo breve viaggio; baby boomer, generazione X e generazione Y (i cosiddetti «millennials»). Le differenze che caratterizzano questi diversi segmenti anagrafici sono tante, più o meno evidenti, e influiscono sullo stile di vita e sull’atteggiamento nei confronti del lavoro delle persone. Tra una generazione e l’altra cambiano le abitudini, i gusti, gli interessi, l’atteggiamento verso il lavoro, i modi di lavorare, di trascorrere il tempo libero, di fare acquisti, di socializzare… Le caratteristiche delle diverse generazioni sono state oggetto di numerosi studi (Strauss e Howe, 1991; Howe e Strauss, 2000). Tale suddivisione per generazione permette così di considerare le persone intervistate anche nel contesto temporale in cui operano. Le persone intervistate sono indicate con il nome di battesimo.

Il lavoro che c’è. L’agricoltura che cambia nelle storie di tre generazioni è disponibile in libreria e sulle principali piattaforme di vendita online.