Ex – sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni si è avvicinato alla politica ai tempi del liceo; la sua prima battaglia è stata la raccolta firme per “salvare” un parco urbano, oggi il più esteso in centro città. È entrato in giunta come Assessore ai Lavori pubblici ed è poi divenuto primo cittadino. Ha ricoperto ruoli dirigenziali in vari enti e associazioni come l’Anci Piemonte, l’Agenzia per la Mobilità, il Parco del Monviso; oggi è presidente dell’Ato Cn4. In un’intervista realizzata in esclusiva per il sito di Coltivato dal giornalista Luca Fiocchetti, Calderoni approfondisce le problematiche legate all’agricoltura affrontate durante i suoi mandati come sindaco di Saluzzo.
Lei ha terminato il secondo mandato da sindaco di Saluzzo, capitale di uno dei comparti frutticoli più importanti d’Italia. Come ha visto cambiare il settore in questi dieci anni?
Il cambiamento climatico ha impattato molto, innanzitutto per la contrazione delle risorse idriche, ma anche per lo stravolgimento delle stagioni. Questo fenomeno ha portato a fioriture anticipate esponendole al rischio di gelate improvvise e di altri fenomeni atmosferici, che negli ultimi quattro o cinque anni si sono ripetuti puntualmente, con danni gravi al comparto. Poi, a livello istituzionale, paghiamo la capacità italiana di fare sistema, che è pressoché pari zero, e il risultato è che l’Italia arretra rispetto al resto d’Europa. Inoltre l’agricoltura ha anche un problema di continuità generazionale con i giovani che preferiscono non impegnarsi nell’agricoltura. Ci sono comunque note positive, personalmente ho constatato un miglioramento nelle tecniche di produzione, un minor uso della chimica e soprattutto un grande aumento delle aziende di prodotti biologici.
Lei ha accennato alle risorse idriche, argomento che conosce bene da presidente dell’Ato 4. Ci dia un quadro generale dello stato di salute dell’acqua e delle sue infrastrutture.
Partiamo dalla questione irrigua, che avrebbe bisogno di una nuova normativa per sostenere interventi che devono essere di dimensioni adeguate. Le iniziative di recupero di vecchi invasi o di realizzazione di nuovi e l’efficientamento della rete di distribuzione è lasciato totalmente ai consorzi, che il più delle volte sono molto piccoli e senza risorse. L’approvvigionamento idrico è condizionato dalla mancanza di precipitazioni causata dal cambiamento climatico: non nevica più e questo in Piemonte ha comportato a disseccamento delle sorgenti di montagna. Per quanto riguarda la dispersione idrica, in provincia di Cuneo è intorno al 30%, per questo abbiamo presentato un progetto per accedere ai fondi del PNRR che, se approvato, ci permetterà di efficientare la rete. Sarebbe utile anche aumentare la capacità di stoccaggio idrico, ma servono opere costose che solo lo Stato può realizzare. Ma c’è una sperimentazione che sto seguendo con interesse ed è quella della ricarica della falda, che non ha impatto paesaggistico e spese molto ridotte rispetto a dighe e invasi.
L’appuntamento con la seconda edizione di Coltivato si avvicina, qual è il contributo che questo Festival può dare al complesso sistema agricolo e quindi alla nostra alimentazione?
Il Festival ha l’enorme pregio di mettere a confronto opinioni diverse ma in uno spazio di serenità. Sui media, invece, c’è sempre un clima di contrapposizione tra tesi e antitesi che non dà la possibilità di essere costruttivi. Invece a Coltivato si riesce a ragionare insieme ad esperti su quelli che sono i problemi e le prospettive di un settore primario che, per il nostro Paese, rappresenta un elemento significativo della nostra economia.