Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e professore ordinario di Microbiologia, Danilo Ercolini ha incentrato la sua attività scientifica sullo studio di popolazioni microbiche complesse negli alimenti e nell’uomo. È responsabile Scientifico della Task Force di Ateneo per gli Studi sul Microbioma, Direttore scientifico del Centro Nazionale Agritech e membro del Comitato Scientifico di Coltivato. Di seguito l’intervista, realizzata in esclusiva per il sito di Coltivato dal giornalista Luca Fiocchetti, in cui racconta il ruolo la formula dell’innovazione tecnologica in agricoltura.
In Agritech immaginate l’agricoltura del futuro, ma fornite soluzioni all’agricoltura del presente. Come vi preparate alle sfide che il comparto sta affrontando e affronterà nei prossimi anni?
Ricerca, formazione e public engagement. Agritech studia le innovazioni in agricoltura rivolte all’abbassamento dell’impatto ambientale, come le alternative all’uso di agrofarmaci e la razionalizzazione delle risorse naturali. E poi c’è il cambiamento climatico, che va affrontato con strategie che aumentano la resilienza delle piante. E questo lo otteniamo con la valorizzazione della biodiversità e con la selezione delle piante più resistenti ai cambi del clima. Per esempio, in Agritech stiamo selezionando le colture con radici più lunghe, in grado di cercare acqua e nutrienti più a fondo nel terreno.
Come si inserisce la formazione in questo processo?
La formazione è importante perché c’è bisogno di figure professionali nuove, ma specializzate e non “adattate” come lo sono adesso. Per questo all’Università di Napoli abbiamo istituito un corso di Laurea magistrale per i manager della sostenibilità ambientale nelle industrie alimentari, una figura professionale che si rivelerà fondamentale per la transizione ecologica. Terzo punto è il public engagement, altrettanto fondamentale perché tutto parte dal basso e alcune conoscenze devono essere alla portata di tutti. In questo, il ruolo di Coltivato è fondamentale perché sensibilizza e informa arrivando anche chi non appartiene al mondo dell’agricoltura.
Insomma, il futuro dell’agricoltura è nella tecnologia. E allora, come procede il trasferimento tecnologico alle aziende agricole e queste nuove soluzioni saranno alla portata anche dei piccoli agricoltori?
Come Agritech stiamo facendo delle partnership con le associazioni di categoria per fare formazione e informazione alle imprese sulle nuove tecnologie che possono già essere adottate. Abbiamo poi introdotto la figura degli innovation broker, che sono esperti di tecnologie per l’agricoltura e propongono soluzioni ai problemi dell’azienda. Tutto questo promuove il trasferimento tecnologico alle imprese e queste soluzioni nel tempo saranno disponibili anche ai piccoli agricoltori che potranno piantare la varietà di grano resistente ai cambi del clima o utilizzare un sistema avanzato di micro irrigazione.
L’appuntamento con la seconda edizione di Coltivato si avvicina, qual è il contributo che questo Festival può dare al complesso sistema agricolo e quindi alla nostra alimentazione?
Coltivato è un Festival di tecnici ma non è per i tecnici. Abbiamo un disperato bisogno di sensibilizzare il cittadino sui temi della sostenibilità. La transizione ecologica è qualcosa di tecnico che riguarda il comparto produttivo, ma è anche una mentalità che tutti dovrebbero acquisire. Perciò ben venga Coltivato, perché dobbiamo sfruttare ogni occasione per coltivare questa coscienza civica nel cittadino. Per questo Agritech è stato e sarà un partner del Festival.